Abbandono.

Stava seduto immobile, a fissare il vuoto.
Osservava la danza indolente del pulviscolo nei raggi di sole che la finestra socchiusa lasciava trapelare, riconoscendo in quella visione ciò che era improvvisamente diventato: inutile, dolorosamente sospeso, privo di uno scopo preciso.
Chiunque avesse avuto modo di coglierlo in quella postura amorfa, con il capo abbandonato sulla spalliera, si sarebbe sorpreso dell’effetto surreale che il colore terreo del viso creava, diluendosi nella tonalità marrone del tessuto della poltrona. Se non fosse stato per la folta capigliatura nera, lui e la poltrona potevano sembrare parti di un’unica scultura, peraltro realizzata da un artista mediocre e con pietra poco pregiata.
Perché ormai lui non aveva alcun valore né ragione di averne: lei lo aveva abbandonato. Lo aveva lasciato per l’ultima volta. Questa volta, una volta per tutte – così gli aveva detto.
Ai pensieri angosciosi, penosi, usuranti che riguardavano lei, si aggiungeva il terrore per ciò che lo aspettava dall’indomani: cominciare un’altra vita, instaurare altre abitudini, frequentare altri amici.
Annotò mentalmente che da quel momento in poi avrebbe dovuto cancellare dalla memoria tutti i palcoscenici sui quali aveva esibito – insieme a lei -, un amore che sembrava avere la possanza di una montagna e la tenerezza dei colori della primavera. Decise istantaneamente che non sarebbe mai più tornato a Roma, Firenze, Milano, Parigi e New York, a Capri, alle Bahamas e a Santo Domingo e… l’elenco era lungo…
Basta! Congelò quelle assurde idee… riuscendo infine a darsi dello stupido, perché si stava imponendo di evitare, da quel momento in avanti, tutti i posti in cui era stato con lei. Perché mai la sua mente, cercando di combattere il panico dell’inaspettata solitudine, doveva anche tentare di impedire la collocazione della sua storia d’amore, relegandola il più lontano possibile, quasi in un mondo sussidiario e irreale?
Sbirciò il cellulare che rimaneva assurdamente inerte e lo trovò più grigio di quanto non fosse in realtà. Pensare che una volta s’era preso la briga di contare i messaggi e le telefonate che si scambiavano in una settimana
Buttare il cellulare dalla finestra. Cambiarsi d’abito. Chiamare un’impresa di pulizie che cancellasse dalla casa il profumo di lei e risucchiasse negli aspirapolvere i suoi capelli neri, caduti con sconcertante accuratezza tra i cuscini e sotto i tappeti. Svuotare tutti gli armadi e tutti i cassetti. Cambiare ogni cosa che era stata scelta insieme a lei. Uscire. Osservare la vita. Apprezzarne la bellezza. Scrutare gli occhi di un’altra donna, una qualsiasi, e provare a trovarci un invito, uno qualsiasi. Organizzarsi. Riprendere la palestra. Magari iscriversi a una scuola di danza. Iscriversi ai social network. Mettersi in vetrina (che diamine… rimaneva pur sempre un bell’uomo).
Ma poi? Intanto proprio non riusciva ad accettare la logica del chiodo schiaccia chiodo. E comunque non desiderava altri che lei. Perché nessuna avrebbe saputo dargli lo stesso amore… né voluto, con la stessa intensa emozione, che stesse abbarbicato all’anima sua; che si perdesse nei gorghi della passione e nella profondità dei suoi sguardi; che rimanesse avvinghiato al suo corpo flessuoso e smarrito nel profumo della sua pelle di seta… Ah, per carità! Il sesso avrebbe potuto anche procurarselo, chiamando una puttana qualunque. Magari per divertirsi anche a contrattare le prestazioni più turpi. Ma ciò significava vendicare l’amore perduto per mezzo dell’amore in vendita.
Non era una cosa che una persona seria, matura, posata come lui, potesse accettare di fare! In quell’istante di ravvedimento avvertì un fruscio, un impercettibile movimento nella stanza. Si levò di colpo in piedi. No, non era stato il vento e non era un’impressione. Lì c’era qualcuno. La casa era grande e offriva molti nascondigli. Così, preso da un pensiero assurdo e da un’infondata speranza, prese a cercare affannosamente quella specie di fantasma che non si faceva scrupoli di tormentarlo.
“Chi c’è? Chi c’è?” – urlò angosciato, tendendo l’orecchio per cogliere qualsiasi segnale di risposta.
Che non arrivò. Stava dunque impazzendo? D’altra parte, come aveva potuto illudersi che lei fosse improvvisamente tornata e che stesse giocando con lui? Sì…sì – accidenti! – che stesse giocando a quell’avvincente, a tratti crudele, gioco che amava inscenare quando voleva farsi trovare, per poi fare l’amore lì, ovunque fosse stata trovata?
Aveva letto da qualche parte che pensare intensamente una persona, prima o poi, avrebbe sortito l’effetto di recapitare un qualche tipo di sensazione nella mente di quella persona. Forse un improvviso stato di malessere, di ansia o almeno di stranezza. Insomma una specie di messaggio telepatico. Ma questa era tutt’altra cosa: la sua mente sembrava riuscire perfino a materializzare l’oggetto dei suoi pensieri.
Non dovette aspettare più a lungo perché la parte razionale di lui prendesse il sopravvento e la decisione definitiva: stava impazzendo. E non solo per il caldo atroce che da giorni aumentava la gravità terrestre, schiacciando il mondo sotto il peso dell’afa.
Odiava l’estate. Odiava l’allegro vociare della gente in spiaggia. Odiava le ragazze che dagli ombrelloni alla battigia correvano verso la felicità, deliziate d’essere inseguite da giovani smaniosi di amarle.
Odiava questa estate di abbandono e impazziva di nostalgia.
A un tratto gli fu chiaro di che cosa sarebbe stato fatto il suo domani.

50 risposte a "Abbandono."

  1. Conosco piuttosto bene lo stato d’animo… Amarezza e quella punta di solitudine che stringe il cuore.
    E con questa sensazione di palpabile disagio, auguro a tutti buona notte. A te Piero, dico bravo. Di nuovo. Ancora.
    P.S.: Mi son ripromesso di leggerti un po’ alla volta, come dev’essere. Come è giusto che sia.

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    1. Grazie Francesco per l’ulteriore commento.
      Sì, purtroppo è una situazione in cui, in un modo o nell’altro, passiamo tutti con differenti livelli di “gravità”.
      Provare quelle sensazioni a volte è insopportabile e le vie d’uscita sembrano davvero poche e inefficaci.
      Ci vuole una grande forza interiore per uscire dal baratro e riprendere il cammino. Tu lo hai fatto. Bravo tu!
      Spero che non vorrai, all’occorrenza, risparmiarmi le critiche.
      Buona serata e grazie ancora. Piero

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  2. E’ spettacolare, nella sua decadenza. Adoro le tue metafore, il modo in cui imprimi la visione mentale, le parole che usi e soprattutto il modo sottile di donare informazioni sulla storia.
    Ma, il finale?! ehehehe

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  3. Il caldo accresce il bruciore della sua anima…una figura distrutta sull’orlo della follia… molto intensa ma fai un seguito in cui reagisce e conosce una russa che gli fa fuori anche gli ultimi risparmi… 🙂

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  4. Ci regali ancora un bellissimo racconto che meriterebbe di essere pubblicato! Le tue parole arrivano sempre al cuore! Davvero bravo. Un abbraccio Annalisa 🙂

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  5. Domani? E chi può dirlo… magari domani il tuo personaggio (così intenso, coinvolgente) vedrà le cose in modo diverso, le collocherà nella loro giusta dimensione; magari troverà nuove motivazioni, nuovi interessi che gli faranno percepire quella mancanza in maniera meno incisiva; magari la sua nostalgia, così cocente, si stempererà in una dolce malinconia, non più causa di sofferenza; o forse, magari domani o dopodomani, tra un giorno o un mese, oppure tra un anno, negli occhi di una donna che fino all’altro ieri non sapeva neanche esistesse, troverà sollievo e conforto. E nuove strade. 🙂

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    1. Dal tormento della fine di un amore, specie se è stato vissuto con passione pura, non si sfugge facilmente. Non è la rassegnazione, né il tempo, a guarire le ferite. Esse rimangono per sempre. Il trucco è non farsele più dolere. E quando i fantasmi ricompaiono, trattarli con gentilezza, come fossero amici di sempre, e accompagnarli cortesemente alla porta dopo che si saranno sfogati e avranno centellinato la prevista dose di sofferenza.

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        1. Infatti. Alcuni pensano di guarire non ammalandosi più d’amore. In realtà ne hanno un disperato bisogno. Altri credono di far tesoro delle esperienze negative ma poi ricadono sempre negli stessi errori. Infine i più saggi, che nascondono tutto in una soffitta segreta. Là, polvere e tempo, fanno il proprio dovere fino in fondo. E magari si riesce a rinascere. 🙂

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          1. Bella l’ultima frase “magari si riesce a rinascere”. Sono certa che il tuo personaggio, dopo un doveroso periodo di isolamento, si scrollerà la polvere di dosso, strapperà via le ragnatele dei rimpianti che lo avviluppano, e vedrà tutto in modo diverso. Si può rinascere più volte, nella vita, e ogni volta è più interessante della prima 🙂

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            1. Ne sono un esempio vivente. Ho dato. Ho perduto. Ho ridato. Ho riperduto. E così via. Non mi stanco mai. Alla fine, la mia metà, che so essere da qualche parte, dopo avermi trovato, dovrà imparare a guardarmi e ad ascoltare la mia voce. Ed io tremerò di passione per lei. 😉

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              1. Un evento raro, caro Pietro, che ti auguro di cuore. Il più delle volte siamo anime perse che girovagano alla cieca, in cerca della metà di una mela che combaci perfettamente con la nostra; invece, in gran parte dei casi non combacia affatto, oppure scambiamo una pera per una mela. Dai, sorridi 🙂

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                1. Invidio la tua sicurezza. Ma il mio continuo errare trova giustificazione nell’eccessiva fiducia che ho negli esseri umani. Traditori e cattivi, alla bisogna, ma pur sempre creature meravigliose, meritevoli dell’amore di un altro essere umano. Tu mi fai sempre sorridere. 🙂

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                  1. Non è sicurezza, Pietro. Non c’è persona più insicura di me… forse la mia è consapevolezza, “sento” che ognuno di noi ha la sua parte della mela da qualche parte. Possiamo incontrarla oppure no, magari ci sfioriamo per caso e non ci riconosciamo, siamo distratti e ce la perdiamo, ma c’è.

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    1. Ohi ohi adesso mi mandi in paradiso… mi diletto… e questo è quanto. E credo anche di non essere l’unico a scrivere bene. Te l’ho anche detto. Ciao cara e grazie. Piero

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          1. Non dire così, la bravura se è dentro prima o poi esce dirompente perché non può restarsene in silenzio per sempre. L’atmosfera positiva non può intervenire e fare parole uno scritto bello. La bravura viene fuori con qualsiasi atmosfera, se c’é. In te io la scopro in ogni tuo post, sempre diversa, sempre più forte…

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            1. Non è che per caso hai una casa editrice a cui segnalarmi? Scherzo… Comunque, nonostante le vicissitudini, ciascuno di noi ha un potenziale che riesce ad esprimere meglio se l’atmosfera è positiva.

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  6. Un racconto scritto molto bene ed una storia che la canzone finale accompagna benissimo anche se, tu mi permetterai, preferisco l’originale Bruno Martino. A volte, per quanto apprezzi Cammariere, lo trovo in certe canzoni un pò pesante. Un abbraccio caro Piero. Isabella

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    1. Ciao Isabella. Piace anche a me l’originale. Ho preferito Cammariere un po’ perché più conosciuto dalle nuove generazioni un po’ perché è sempre stato un po’ bistrattato, a dispetto della sua bravura. Grazie per la visita e per il tuo commento. Ciao, Piero

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      1. E’ vero che sia stato un pò bistrattato. E dispiace per un artista raffinato dall’ottima musica. Le sue canzoni dolci e malinconiche sono sempre accompagnate da una musica molto coinvolgente. Tra queste ”E mi troverai” la trovo molto particolare. Grazie a te Piero per avermelo fatto riascoltare. Buona serata. Isabella

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        1. Bellissima anche quella. Mi permetto di suggerirti “Viali di cristallo” laddove emerge tutta la frustrazione di un artista che sa di avere grandi doti ma di non riuscire, per qualche motivo inspiegabile, a sfondare. Struggente. È stato un piacere Isabella. Come sempre. Buona serata a te. Piero

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              1. Che bella Piero!!! Grazie davvero. Non la conoscevo e sono felice d’averla potuta apprezzare. Dici bene è struggente , perchè si avverte a ”pelle” la solitudine dell’uomo e dell’artista mentre le immagini scorrono accompagnando le parole. Un testo che lascia amarezza.Ripeto, è un peccato che si senta poco rispetto a tanti altri personaggi che commercialmente ”tirano” purtroppo di più. La buona musica da noi è poco seguita. Grazie di nuovo. Isabella

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                1. Ogni tanto vado a riascoltarla. Sono contento ti sia piaciuta. E su Sergio hai perfettamente ragione. Peccato che sia sacrificato alle logiche del botteghino. Ciao, Piero

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    1. Ciao Silvia… intendi che speri non sia la pazzia il domani del mio personaggio? Chi può dirlo? Per amore si fanno follie e sempre per amori s’impazzisce… Grazie per la visita e per il commento. Ciao, Piero

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