Appena si faceva l’alba, la luce che trapelava da alcune fessure delle imposte, si allungava nella stanza, raggiungendo rapidamente il suo viso, dove s’arrestava e s’adagiava dolcemente.
Una sensazione che in altri tempi sarebbe risultata piacevole, delicata quanto una carezza, ma ora non più. Non da quando le sue notti si erano fatte insonni o popolate di incubi. Da allora, infatti, il primo pensiero che quell’invadente luce suscitava, era che la finestra andava riparata al più presto… perché ogni mattina le doleva riprendere coscienza di sé, e di colpo accettare che tutto era rimasto immutato.
Dopotutto era sempre lei, Angela, quarantenne o giù di lì. Sola o giù di lì. Innamorata persa o giù di lì. Disperata… senza giù di lì.
Scostò le lenzuola e i sensi le rivelarono che quello che sentiva e vedeva era il proprio corpo, slanciato, candido, ma sempre più segnato da avvisaglie di rilassamento. Il che, al momento, non aveva importanza. In fondo era un corpo passato apparentemente indenne nella fradicia irrealtà dell’ennesimo incubo – o sogno? -, in cui il volto di un uomo, un particolare uomo, l’aveva tormentata.
Ma il supplizio più sottile e doloroso arrivava quando, come ogni mattina, si ostinava a rigirarsi nel letto e a stendere la mano dall’altra parte, dove inevitabilmente avrebbe trovato un posto vuoto, un cuscino vuoto.
Era stata lei a lasciarlo? Sì. Ed era lei a rimpiangerlo? Sì.
Le foglie dell’autunno parigino, le risate ai bistrot, il tassista che capiva l’Italiano ma rispondeva in chissà quale lingua. L’afa di New York ad agosto, “Miss Liberty” che ammoniva, verde della sua severità, la birra bevuta per strada nascosta in un sacchetto marrone. La primavera ai Caraibi, il mare caldo come in una vasca da bagno, gli iguana che guardavano immobili e circospetti. Ovunque fosse andato in scena, il loro amore era stato amore e abbracci e baci, e ancora amore, e abbracci e baci… e notti! Notti d’amore al chiaro di luna e notti di luna sotto i bagliori dell’amore…
Perché? Perché era stata lei a dire basta? Perché gli aveva detto che non voleva sentirsi impegnata?
Entro un paio d’ore sarebbe entrata in ufficio. E da manager di successo avrebbe dovuto sfoderare uno dei suoi luminosi sorrisi, soffocando a denti stretti i “me la faccio andare” che avrebbe voluto rispondere a tutti quelli che non si facevano i fatti loro, chiedendole insistentemente “come va”. I pari grado maschi, ricercando uno spiraglio in cui insinuare la solita stantia profferta “sono fico-dammi un appuntamento-ti porto a cena-e poi ti porto a letto”, le collaboratrici, invece, con l’intento di non risparmiarle la perversa teoria: tu comandi bella mia-ma solo perché c’hai culo e tette bella mia-chissà quanti te ne sei fatti bella mia.
Quella fin troppo consapevole amarezza la obbligava a sbattere forte le mani sui cuscini e sulle lenzuola, nel tentativo di cancellare il ludibrio cui perfino i tessuti, stropicciati in quelle buffe pieghe, non le risparmiavano. Ci provava a liberarsi, certo! Che non significava riuscirci. Ma ci provava ogni mattina, per poi arrendersi e ritrovare la desolazione di una stanza silenziosa. Nessuno scroscio d’acqua nel lavandino. Nessun profumo di caffè. Nessuna voce maschile che la chiamasse “amore” e la invitasse a “muovere le chiappe” perché si stava facendo tardi. Nessun acuto e salmastro odore di umori incrostati sulla pelle. Nessuna passione da ricordare. Nessun inizio e fine da stabilire. Nessun cielo azzurro né infinito in cui lasciarsi andare.
Nulla.
Cazzo, era tardi. Ma era diventato tardi per tutto. Era tardi per la sua vita e per ogni autobus che stesse indefinitamente ad aspettare di portarla in qualsiasi posto dove la sua faccia, la faccia di lui – e quel suo adorabile sorriso -, non fossero affissi sui muri.
Come aveva potuto lasciarlo andare così? Come aveva potuto pensare di privarsi di lui?
Lo specchio completò l’opera. La inghiottì per un attimo e la rigurgitò, mostrandole la durezza di occhi cerchiati e di un’espressione che tradiva il dolore.
L’avrebbe rotto, quello specchio, oh se l’avrebbe rotto!
Indossò uno dei suoi tailleur grigi… Grigia dentro… perché non esserlo anche fuori? Lasciò perdere rossetto e trucco e tentò di sistemare i capelli: due colpi di spazzola che risultarono più letali della notte che li aveva rinsecchiti.
Era ora di affrontare il mondo. Spietato. Schifosamente spietato. Il mondo che, ad ogni angolo, con gli occhi di chiunque, con qualunque luce, da qualunque prospettiva, le avrebbe ripetuto quanto stupida era stata.
Ma il nuovo giorno poteva essere davvero nuovo: lo avrebbe chiamato e gli avrebbe detto d’un fiato che da tempo ormai non si stava chiedendo che cosa fosse l’amore né se ne valesse la pena, ma se lui, se lei, se loro due erano in grado d’amare. Ancora.
Ciao Laura.
La fonte d’ispirazione del racconto è nei numerosi post che ho letto nelle ultime settimane, laddove ho colto un’inguaribile nostalgia.
Di fronte allo spettro della solitudine, in molti/e rimpiangono il passato, rimproverandosi di aver lasciato andare le cose in un certo modo.
In fondo è molto umano.
Ma, allo stesso tempo, sono d’accordo con te. Una volta che hai voltato la pagina, l’hai voltata. Fine.
Il passato, poi, è una delle più inesauribili fonti di sofferenza.
Perciò assolutamente d’accordo, per quanto mi riguarda!
Grazie. Un abbraccio. Pier☼
E alzala ata cornetta, cavolo… Non farlo non porta a nulla… O giù di li… Ma c’ha quarant’anni, mica ottanta, o giû di li! Hahaha! Senza giù di li! Che forza sti giû di li! Per far girare la testa a qualcuno non basta tanta bellezza… Anzi a volte infaatidisce pure… I treni passano e quando si perdono si devw avwre il coraggio di provare a ruacciuffarli. A costo di soffrire tanto x un rifiuto. Ma questo fa sentire vivi. E almeno ci hai provato… Via i rimpianti! Compliments!
Oh ma che bello, appassionarsi così a un racconto, fino al punto di suggerire al personaggio di fare una scelta.
Credo che questo sia il più bel complimento che tu potessi mai farmi.
Te ne sono infinitamente grato e ti bacio la mano.
Grazie infinite, Pier☼
PS sono d’accordo… una telefonata non le sarebbe costata nulla.
Mi appassiono molto ai racconti di alcuni miei amici di blog! In questo mi hai fatto immedesimare… É capitato che mi sia tenuta, ma poi le cose che ho dentro mo escono sempre. Nel bene e nel male… Tanto mi si vede tutto!
Una cosa che non finirò mai di apprezzare nelle persone è la spontaneità. E di vedere dipinto in volto ciò che hanno dentro.
Chapeau!
E grazie, ovviamente.
Anche a me piace che le espressioni e gli atteggiamenti concordino con ció che si ha dentro. Ma non sempre è così… Peró non dimentichiamo gli occhi che non sanno mentire!
Vero ma c’è anche qualcuno che da specchi dell’anima riesce a trasformarli in specchi e basta. E questo a volte mi dispiace. Per loro. In fondo non sono da biasimare se si tengono tutto dentro. Ma sai che pizza…(per loro)
Be’ ma credo che ormai stia diventando uno sport nazionale quello di far soffrire gli altri. Prima vedevo molto menefreghismo. Più di recente si è aggiunto l’egoismo.
Eh mo saggezza! Esagerato! Non avevamo mai fatto una bella chiacChierata così! Vesi come si scoprono le persone! Ora provo a saltare tra le braccia di morfeo che domani si rientra al lavoro dopo ferie… Sono stata su nettuno, ma mi sa che non hai visto il post di stamattina! Notte notte e grazie delle chiacciere e riflessioni!
Li sto leggendo adesso… fra non molto arriverò al tuo. E ti lascerò di sicuro un commento.
Vero, è la prima chiacchierata ed è stata una piacevole sorpresa.
Io almeno ho dimostrato che non so scrivere solo storie strappalacrime… ahah
E mi piace pure il ballo.
Salutami morfeo che con me non riesce proprio a fare il suo dovere…
Buonanotte. Grazie per la chiacchierata.
Alla prossima!
Pier☼
Anche x me é stata una bella scoperta! Ma scrivi belle storie tu! Neancje io ho tutto sto sonno, ci provo! Scusa, non era un invito a leggere i post, non mi permetterei di suggerirlo… Chi vuole legge Ecommenta… Ma i commenti ancje stavolta come dappertutto sono parte integrante! Notte notte!
Grazie per l’apprezzamento. Io credo che tutte le persone che soffrono per amore, che abbiano sbagliato o meno, abbiano diritto almeno ad un abbraccio.
Ciao, Pier☼
Concordo con Dora, riguardo al coraggio di vivere legami che sembrano impossibili da gestire.
Per me, se di amore si tratta, non c’è lavoro, impegno o impedimento che tenga. Si vive e basta, fosse anche per pochi brandelli di tempo tra un impegno e l’altro, e facendo i salti mortali per non perdersene nemmeno un frammento.
Un post malinconico, scritto con passione come sempre, ma che dà una lieve sensazione di sconfitta e mi fa riflettere.
In fondo, me ne rendo conto, bisogna essere temerari e anche un pò incoscienti, e oggi invece siamo tutti così intenti a valutare i possibili pro e contro in ogni cosa, programmiamo, esitiamo per non perdere le certezze acquisite nel tempo… ma a ben pensarci, per un amore appagante in tutti i sensi, non vale forse la pena di rischiare?
Buona giornata Pietro 🙂
Buongiorno Rossella.
Sono sempre stato d’accordo sul fatto che le questioni personali, specie quelle affettive, debbano rimanere al di fuori della sfera d’influenza del lavoro.
Purtroppo, quando si raggiungono posizioni apicali, il bigottismo tipicamente italiano si fa sentire tutto e opprime quotidianamente, interferendo con la vita privata.
Ti parlo per esperienza personale.
Il paradosso è che il manager che ha l’amante segreta è ben visto, in ossequio alla più becera cultura maschilista. Quello che odia i sotterfugi e palesa i rapporti sentimentali con una dipendente è penalizzato.
Alcuni, di conseguenza, fanno scelte dolorose ma fortemente impattanti sulla propria serenità.
Altri, rifiutano il sistema e si sottraggono al giogo.
Buona giornata a te,
Pier☼
Ne sono consapevole, e forse hai fatto la scelta giusta in base al tuo modo di vedere le cose e alle esigenze del momento. Parlo per me, ovviamente, che sono un’impulsiva. Certe scelte sono obbligatorie, me ne rendo conto, ma pur di vivere quell’amore avrei scelto una terza strada, non saprei quale, ma l’avrei trovata in qualche modo. Ciao 🙂
Hai forse ragione tu. Con maggiore perseveranza si riesce a trovare soluzioni che al momento sembrano impossibili.
Grazie per la tua partecipazione alla discussione. Il tuo è sempre un punto di vista di grande spessore.
Ciao, Pier☼
Io non trovo fosse lento, come suggerito sopra in un altro commento. Anzi. Hai ben delineato la lentezza, l’accidia emotiva di questa donna che rimanda all’infinito un chiarimento, una telefonata. Trovo che il ritmo del racconto seguisse alla perfezione il ritmo mentale della protagonista. Notte Asdrù e se mi permetti l’ultima , l’espressione degli umori salmastri incrostati sulla pelle… beh, nemmeno Moravia. Bravo e ancora bravo!!
Grazie Pinuccia. Con questo “andamento lento” ho concluso la trilogia ispiratami da certi confronti recenti su altri blog…
Grazie infinite per i tuoi apprezzamenti ed in particolare per l’ultimo… Se non fossi sicuro che è per onorare l’anzianità, e non solo di servizio, arrossirei…
Un abbraccio, Asdrubalì
In fondo è una donna che ha votato la sua vita alla carriera e alla totale indipendenza… non tenendo conto dei sentimenti. Quando sei negli ingranaggi del sistema è molto difficile venirne fuori. Temo che la sua scelta l’abbia già fatta… e i suoi propositi rimangano confinati nello spazio di quella presa di coscienza.
Certo che lo credo, ma penso anche che se l’avesse amato non l’avrebbe lasciato, perché lui avrebbe capito… Pensa ai tanti lavoratori (minatori, operai, chi lavora di notte o fa turni incompatibili con l’altro…) impegnati e stanchi…
Quella del manager è purtroppo una carriera meno “pesante” sotto il profilo della fatica, ma è priva di soluzione di continuità. Non esistono nemmeno le feste comandate.
Buona serata. Pier☼
Mi sa che di questi tempi non esistono per nessuno. La cassiera di un supermercato mi parlava dell’impossibilità di vivere la famiglia… Io posso capire che se si fa una scelta di vita si può decidere di non impegnarsi, ma se ami non riesci a privartene, fosse anche per un bacio rubato o un saluto al telefono… Se c’è, l’amore sopravvive a tutto… Ma questa è una mia idea 🙂
Evocativo o giù di lì. Come al solito accuratissimo italiano o giù di lì (avrei preferito un “da” dopo “popolati” al posto della preposizione “di”, ma de gustibus; bello, senza giù di lì.
Grazie per la nota. Le critiche e i suggerimenti sono sempre ben accetti, o giù di lì.
In ogni caso un tuo commento è sempre molto gradito o giù di lì, caro amico, senza giù di lì…
No sul serio non ho capito se Presa Blu ce l’avesse con me e in caso affermativo a cosa si riferisse (wp mi ha segnalato il suo commento come di risposta al mio)
C’è stato un malinteso. Tu evidenziavi che avresti preferito “popolato da”. Ma credo che Uaresovain pensasse ad un tuo appunto sul “giù di lì” che a lei piaceva.
Il “come siamo diversi” nasce da lì…
Dicevo in generale che abbiamo tutti gusti diversi…e in particolare a te visto che tu hai detto che nn ti piaceva quell’espressione o giù di lì…scusa per l’intromissione 😉
Noooooo l’espressione giù di lì mi è piaciuta tanto che la ho emulata! Dicevo solo che avrei preferito “popolato da” al posto de “popolato di”…ma era proprio un voler trovar il pelo nell’uovo.
E’ sempre la speranza, l’idea che in qualsiasi momento possiamo cambiere le cose, che ci fa andare avanti nella vita. E le cose si possono cambiare veramente, bisogna solo avere coraggio.
Mmm… Io dico sempre che la pasta al forno riscaldata è sempre più buona del giorno prima però…dipende dal piatto..se è il tuo preferito e se è perfetto per il tuo palato ti piacerà sempre…anche riscaldato..anche di più…bel racconto Piero…sempre bravo..sempre fai riflettere…😉
La pasta al forno riscaldata piace molto anche a me. Ma sarai d’accordo che è già una pietanza più elaborata, degna cioè di maggiore cura nella preparazione e ancor più nella degustazione… 🙂
Grazie per la visita e per il commento!
Infatti fuor di metafora solo gli amori “forti” come i piatti forti, costruiti nel tempo con cura e sacrifici oltre che passione meritano una seconda…terza…forse infinita possibilità…
Infatti possono incappare in qualche ostacolo o crisi ma hanno sempre la forza di rinascere, anche sulle proprie ceneri. Come recita la canzone di Venditti: “…certi amori… fanno dei giri immensi ma poi ritornano”.
Gli equilibri della nostra vita,troppo spesso,dipendono dagli altri,dal loro giudizio,dal diniego e bugiarde ipocrisie. Ma nulla ė piú pesante e nocivo del nostro orgoglio. La paura ė la nostra padrona tirannia e ci soffoca perché non sappiamo stare in pace con noi stessi.
Esatto Cara Daniela. Se a quell’orgoglio aggiungiamo anche la rincorsa del successo e della carriera, dall’una o dall’altra parte, è finita. Recuperare le dimensioni della serenità che un rapporto riesce a esprimere, diventa fondamentale.
Hai ragione,si fanno spesso i conti con le convenzioni sociali e si dimentica l’essenza stessa dell’amare e credo facciano più male le rinunce e le paure prefigurate nella nostra mente che il lasciarsi andare in un rapporto amoroso,accogliendolo nella sua interezza:meglio manifestare che tacere.
… e rispondere più efficacemente alle logiche dell’apparire… fama, potere, successo… Labirinto in cui le emozioni devono essere soffocate, pena conseguire una reputazione di “deboli”…
Ale, sei unica e sempre sorprendente. Mi hai commosso. Grazie infinite. 🙂 ♥
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Ale carissima, sei sempre sorprendente e dolcissima. Sono commosso. Grazie di cuore, Piero 🙂
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“I rimpianti sono una perdita di tempo, frammenti del passato che inibiscono il presente” (dal film Sotto il sole di Toscana)
Ciao Piero
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Ciao Laura.
La fonte d’ispirazione del racconto è nei numerosi post che ho letto nelle ultime settimane, laddove ho colto un’inguaribile nostalgia.
Di fronte allo spettro della solitudine, in molti/e rimpiangono il passato, rimproverandosi di aver lasciato andare le cose in un certo modo.
In fondo è molto umano.
Ma, allo stesso tempo, sono d’accordo con te. Una volta che hai voltato la pagina, l’hai voltata. Fine.
Il passato, poi, è una delle più inesauribili fonti di sofferenza.
Perciò assolutamente d’accordo, per quanto mi riguarda!
Grazie. Un abbraccio. Pier☼
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Complimenti per i tuoi preziosi racconti. Ciao Piero.
Fabio
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Caro Fabio, ti ringrazio per il prezioso incoraggiamento.
Pier☼
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Lo meriti tutto! 😉
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E alzala ata cornetta, cavolo… Non farlo non porta a nulla… O giù di li… Ma c’ha quarant’anni, mica ottanta, o giû di li! Hahaha! Senza giù di li! Che forza sti giû di li! Per far girare la testa a qualcuno non basta tanta bellezza… Anzi a volte infaatidisce pure… I treni passano e quando si perdono si devw avwre il coraggio di provare a ruacciuffarli. A costo di soffrire tanto x un rifiuto. Ma questo fa sentire vivi. E almeno ci hai provato… Via i rimpianti! Compliments!
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Oh ma che bello, appassionarsi così a un racconto, fino al punto di suggerire al personaggio di fare una scelta.
Credo che questo sia il più bel complimento che tu potessi mai farmi.
Te ne sono infinitamente grato e ti bacio la mano.
Grazie infinite, Pier☼
PS sono d’accordo… una telefonata non le sarebbe costata nulla.
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Mi appassiono molto ai racconti di alcuni miei amici di blog! In questo mi hai fatto immedesimare… É capitato che mi sia tenuta, ma poi le cose che ho dentro mo escono sempre. Nel bene e nel male… Tanto mi si vede tutto!
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Una cosa che non finirò mai di apprezzare nelle persone è la spontaneità. E di vedere dipinto in volto ciò che hanno dentro.
Chapeau!
E grazie, ovviamente.
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Anche a me piace che le espressioni e gli atteggiamenti concordino con ció che si ha dentro. Ma non sempre è così… Peró non dimentichiamo gli occhi che non sanno mentire!
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Vero ma c’è anche qualcuno che da specchi dell’anima riesce a trasformarli in specchi e basta. E questo a volte mi dispiace. Per loro. In fondo non sono da biasimare se si tengono tutto dentro. Ma sai che pizza…(per loro)
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Infatti il peggio è x loro perché non sanno cosa si perdono! E poi alla fine secondo me scoppiano!
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A volte penso che sia più uno scudo protettivo per difendersi dalle emozioni altrui o viceversa perché hanno paura delle proprie.
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Ah anche secondo me hanno paura… Forse di soffrire… E allora fanno soffrire gli altri… E non se ne curano
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Be’ ma credo che ormai stia diventando uno sport nazionale quello di far soffrire gli altri. Prima vedevo molto menefreghismo. Più di recente si è aggiunto l’egoismo.
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Bisogna incontrare le persone sbagliate… Ci sono persone menefreghiste… Ma prima o poi toccherâ anche a loro e allora diventeranno pecorelle!
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Dici? Se per pecorelle intendi disperate sono d’accordo, perché poi non sanno più dove mettere le mani…
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E se li strappano… Bisogna essere anche umili in amore, senza dimentucare peró il ns valore!
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Perla di saggezza la tua!
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Eh mo saggezza! Esagerato! Non avevamo mai fatto una bella chiacChierata così! Vesi come si scoprono le persone! Ora provo a saltare tra le braccia di morfeo che domani si rientra al lavoro dopo ferie… Sono stata su nettuno, ma mi sa che non hai visto il post di stamattina! Notte notte e grazie delle chiacciere e riflessioni!
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Li sto leggendo adesso… fra non molto arriverò al tuo. E ti lascerò di sicuro un commento.
Vero, è la prima chiacchierata ed è stata una piacevole sorpresa.
Io almeno ho dimostrato che non so scrivere solo storie strappalacrime… ahah
E mi piace pure il ballo.
Salutami morfeo che con me non riesce proprio a fare il suo dovere…
Buonanotte. Grazie per la chiacchierata.
Alla prossima!
Pier☼
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Anche x me é stata una bella scoperta! Ma scrivi belle storie tu! Neancje io ho tutto sto sonno, ci provo! Scusa, non era un invito a leggere i post, non mi permetterei di suggerirlo… Chi vuole legge Ecommenta… Ma i commenti ancje stavolta come dappertutto sono parte integrante! Notte notte!
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Ma non dirlo nemmeno per scherzo, ho voluto invece informarti che lo leggerò e con molto piacere.
Buonanotte a te.
Pier☼
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racconto saporito, ti followo
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Grazie. Ho ricambiato!
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dunque ne vedremo delle belle
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Lo prometto!
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io invece lo giuro
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All’inizio ho provato un po’ antipatia poi però credo che bisognerebbe abbracciarla forte una donna così… Molto ben scritto.
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Grazie per l’apprezzamento. Io credo che tutte le persone che soffrono per amore, che abbiano sbagliato o meno, abbiano diritto almeno ad un abbraccio.
Ciao, Pier☼
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Concordo con Dora, riguardo al coraggio di vivere legami che sembrano impossibili da gestire.
Per me, se di amore si tratta, non c’è lavoro, impegno o impedimento che tenga. Si vive e basta, fosse anche per pochi brandelli di tempo tra un impegno e l’altro, e facendo i salti mortali per non perdersene nemmeno un frammento.
Un post malinconico, scritto con passione come sempre, ma che dà una lieve sensazione di sconfitta e mi fa riflettere.
In fondo, me ne rendo conto, bisogna essere temerari e anche un pò incoscienti, e oggi invece siamo tutti così intenti a valutare i possibili pro e contro in ogni cosa, programmiamo, esitiamo per non perdere le certezze acquisite nel tempo… ma a ben pensarci, per un amore appagante in tutti i sensi, non vale forse la pena di rischiare?
Buona giornata Pietro 🙂
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Buongiorno Rossella.
Sono sempre stato d’accordo sul fatto che le questioni personali, specie quelle affettive, debbano rimanere al di fuori della sfera d’influenza del lavoro.
Purtroppo, quando si raggiungono posizioni apicali, il bigottismo tipicamente italiano si fa sentire tutto e opprime quotidianamente, interferendo con la vita privata.
Ti parlo per esperienza personale.
Il paradosso è che il manager che ha l’amante segreta è ben visto, in ossequio alla più becera cultura maschilista. Quello che odia i sotterfugi e palesa i rapporti sentimentali con una dipendente è penalizzato.
Alcuni, di conseguenza, fanno scelte dolorose ma fortemente impattanti sulla propria serenità.
Altri, rifiutano il sistema e si sottraggono al giogo.
Buona giornata a te,
Pier☼
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Ne sono consapevole, e forse hai fatto la scelta giusta in base al tuo modo di vedere le cose e alle esigenze del momento. Parlo per me, ovviamente, che sono un’impulsiva. Certe scelte sono obbligatorie, me ne rendo conto, ma pur di vivere quell’amore avrei scelto una terza strada, non saprei quale, ma l’avrei trovata in qualche modo. Ciao 🙂
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Hai forse ragione tu. Con maggiore perseveranza si riesce a trovare soluzioni che al momento sembrano impossibili.
Grazie per la tua partecipazione alla discussione. Il tuo è sempre un punto di vista di grande spessore.
Ciao, Pier☼
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Grazie a te Piero, per i tuoi sempre interessanti spunti di riflessione 🙂
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Mi è piaciuto molto, anche il ” giù di lì ” ! Bravo mi rispecchio nei tuoi scritti…
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Buongiorno Vanina. Grazie di seguirmi e di supportarmi con i tuoi apprezzamenti.
Buona giornata, Pier☼
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Scrivi molto bene. Un racconto estremamente malinconico.
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Grazie Ysin… troppo generoso.
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Per niente anzi!
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Ti ringrazio molto.
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Io non trovo fosse lento, come suggerito sopra in un altro commento. Anzi. Hai ben delineato la lentezza, l’accidia emotiva di questa donna che rimanda all’infinito un chiarimento, una telefonata. Trovo che il ritmo del racconto seguisse alla perfezione il ritmo mentale della protagonista. Notte Asdrù e se mi permetti l’ultima , l’espressione degli umori salmastri incrostati sulla pelle… beh, nemmeno Moravia. Bravo e ancora bravo!!
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Grazie Pinuccia. Con questo “andamento lento” ho concluso la trilogia ispiratami da certi confronti recenti su altri blog…
Grazie infinite per i tuoi apprezzamenti ed in particolare per l’ultimo… Se non fossi sicuro che è per onorare l’anzianità, e non solo di servizio, arrossirei…
Un abbraccio, Asdrubalì
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Prima di chiederlo a lui deve chiedere a se stessa cosa vuole veramente…
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In fondo è una donna che ha votato la sua vita alla carriera e alla totale indipendenza… non tenendo conto dei sentimenti. Quando sei negli ingranaggi del sistema è molto difficile venirne fuori. Temo che la sua scelta l’abbia già fatta… e i suoi propositi rimangano confinati nello spazio di quella presa di coscienza.
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Se credi in qualcosa, non c’è spazio che possa tenere imprigionato il tuo vero intento. La necessità è troppo forte per tenerla a bada…
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Purtroppo la vita lavorativa, a certi livelli, lascia pochi spazi per sé. Credimi sulla parola.
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Certo che lo credo, ma penso anche che se l’avesse amato non l’avrebbe lasciato, perché lui avrebbe capito… Pensa ai tanti lavoratori (minatori, operai, chi lavora di notte o fa turni incompatibili con l’altro…) impegnati e stanchi…
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Quella del manager è purtroppo una carriera meno “pesante” sotto il profilo della fatica, ma è priva di soluzione di continuità. Non esistono nemmeno le feste comandate.
Buona serata. Pier☼
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Mi sa che di questi tempi non esistono per nessuno. La cassiera di un supermercato mi parlava dell’impossibilità di vivere la famiglia… Io posso capire che se si fa una scelta di vita si può decidere di non impegnarsi, ma se ami non riesci a privartene, fosse anche per un bacio rubato o un saluto al telefono… Se c’è, l’amore sopravvive a tutto… Ma questa è una mia idea 🙂
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Evocativo o giù di lì. Come al solito accuratissimo italiano o giù di lì (avrei preferito un “da” dopo “popolati” al posto della preposizione “di”, ma de gustibus; bello, senza giù di lì.
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Grazie per la nota. Le critiche e i suggerimenti sono sempre ben accetti, o giù di lì.
In ogni caso un tuo commento è sempre molto gradito o giù di lì, caro amico, senza giù di lì…
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Come siamo diversi…pensa che invece a me quel giù di lì garbava parecchio!!!
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🙂
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Dici a me?
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Dai Avvo, fai il bravo… ricordi… la strada per Damasco… la folgorazione… il ravvedimento… i buoni propositi… l’uomo giusto… o giù di lì
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No sul serio non ho capito se Presa Blu ce l’avesse con me e in caso affermativo a cosa si riferisse (wp mi ha segnalato il suo commento come di risposta al mio)
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C’è stato un malinteso. Tu evidenziavi che avresti preferito “popolato da”. Ma credo che Uaresovain pensasse ad un tuo appunto sul “giù di lì” che a lei piaceva.
Il “come siamo diversi” nasce da lì…
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Assolutamente. Giù di lì è piaciuto molto anche a me tant’è che ho “emulato” l’Autore nel commento. Porti i miei omaggi alla Presa Blu caro Autore 😉
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Senza meno, Maestro (o giù di lì)!
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Dicevo in generale che abbiamo tutti gusti diversi…e in particolare a te visto che tu hai detto che nn ti piaceva quell’espressione o giù di lì…scusa per l’intromissione 😉
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È stato un malinteso. “Giù di lì” gli era piaciuta. Suggeriva invece una sfumatura su “popolato di”… 🙂
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Noooooo l’espressione giù di lì mi è piaciuta tanto che la ho emulata! Dicevo solo che avrei preferito “popolato da” al posto de “popolato di”…ma era proprio un voler trovar il pelo nell’uovo.
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Che poi, a dirla tutta, Avvo è bravo a trovare il pelo, nell’uovo. O giù di lì.
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Ahhhhhh….capito ora…”popolato da” in effetti suona meglio 👍
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L’amaro delle rinunce……ma quando hai perso il treno, o ne attendi una altro, ma di certo non lo rincorri…
Buona serata Piero 🙂
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Hai probabilmente ragione Mirna, d’altro canto dicono che la miglior tattica in amore è quella di aspettare.
Grazie, buona serata a te.
Pier☼
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E’ sempre la speranza, l’idea che in qualsiasi momento possiamo cambiere le cose, che ci fa andare avanti nella vita. E le cose si possono cambiare veramente, bisogna solo avere coraggio.
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E anche la forza di buttarsi alle spalle il passato. Le minestre riscaldate non hanno esattamente lo stesso sapore…
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Mmm… Io dico sempre che la pasta al forno riscaldata è sempre più buona del giorno prima però…dipende dal piatto..se è il tuo preferito e se è perfetto per il tuo palato ti piacerà sempre…anche riscaldato..anche di più…bel racconto Piero…sempre bravo..sempre fai riflettere…😉
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La pasta al forno riscaldata piace molto anche a me. Ma sarai d’accordo che è già una pietanza più elaborata, degna cioè di maggiore cura nella preparazione e ancor più nella degustazione… 🙂
Grazie per la visita e per il commento!
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Infatti fuor di metafora solo gli amori “forti” come i piatti forti, costruiti nel tempo con cura e sacrifici oltre che passione meritano una seconda…terza…forse infinita possibilità…
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Infatti possono incappare in qualche ostacolo o crisi ma hanno sempre la forza di rinascere, anche sulle proprie ceneri. Come recita la canzone di Venditti: “…certi amori… fanno dei giri immensi ma poi ritornano”.
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E come diceva Oscar Wilde …se non ci mette troppo (a ritornare,aggiungo io) l aspetterò per tutta la vita! 😉☺️buona serata, Piero
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L’attesa è dolce se, finita la tempesta, portò tornare a prendere il largo… Buona serata a te e grazie del piacevole scambio di idee… 🙂
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Gli equilibri della nostra vita,troppo spesso,dipendono dagli altri,dal loro giudizio,dal diniego e bugiarde ipocrisie. Ma nulla ė piú pesante e nocivo del nostro orgoglio. La paura ė la nostra padrona tirannia e ci soffoca perché non sappiamo stare in pace con noi stessi.
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Esatto Cara Daniela. Se a quell’orgoglio aggiungiamo anche la rincorsa del successo e della carriera, dall’una o dall’altra parte, è finita. Recuperare le dimensioni della serenità che un rapporto riesce a esprimere, diventa fondamentale.
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Hai ragione,si fanno spesso i conti con le convenzioni sociali e si dimentica l’essenza stessa dell’amare e credo facciano più male le rinunce e le paure prefigurate nella nostra mente che il lasciarsi andare in un rapporto amoroso,accogliendolo nella sua interezza:meglio manifestare che tacere.
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… e rispondere più efficacemente alle logiche dell’apparire… fama, potere, successo… Labirinto in cui le emozioni devono essere soffocate, pena conseguire una reputazione di “deboli”…
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Bello . Forse un po’ troppo lento
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Grazie per il prezioso consiglio. Lo terrò presente per il futuro. Ciao, Piero
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