Un inferno d’amore

Stefano non vedeva l’ora che lo stucchevole rito funebre in sua memoria giungesse al termine, avvertendo ormai urgente il definitivo trapasso, non sopportando più il finto dolore dei convenuti né l’impazienza dei parenti di conoscere le sue ultime volontà.
Quando finalmente lo lasciarono andare, dovette ammettere che le intercessioni del vecchio parroco non erano andate a buon fine. Invece di trovarsi sul canonico sentiero con la luce bianca, precipitò in un buio profondo: senza alcun dubbio l’Inferno. Be’, poco male – pensò -, quante volte ho detto, in vita, che sarebbe stata un’esperienza esaltante? E poi  – si rincuorò -, anche lì si saranno adeguati, recependo le normative europee sulla civilizzazione di ogni regime punitivo!
Certo non si aspettava una scena altrettanto romantica come quella del film “Il gladiatore”, né il relativo sottofondo di struggenti melodie celtiche. Piuttosto, immaginava che il progresso avesse trasformato l’orribile luogo in una specie di casermone, con tanto di cancellate, videocitofono e  tutt’al più l’indicazione dell’interno “666”.
Invece, si trovò immerso in una fitta vegetazione, in cui prevaleva il fico d’India, segno evidente che era rimasto al Sud, notoriamente disseminato di succursali infernali. Il portone d’ingresso, infatti, doveva risalire agli anni ’70, probabilmente frutto dell’ultima ristrutturazione prima del definitivo sacco della Cassa del Mezzogiorno. E, a riprova della proverbiale incompiutezza, era rimasta la famosa lapide descritta dal Sommo Poeta, appena leggibile, ma chiara nei suoi terrificanti ammonimenti: “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”.
Già piuttosto deluso, varcò la soglia, non trovando nessuno ad attenderlo né un messaggio di benvenuto o indicazioni su cosa fare e dove andare. Solo l’apparizione improvvisa di un vecchio decrepito che gli indicava una barca, gli impedì di tornare sui propri passi. Una volta a bordo, furono le tremende flatulenze che quello emetteva senza riguardo, in perfetta sincronia con le vogate, a togliergli il dubbio che fosse Caronte che lo traghettava sul fetido e nebbioso fiume Acheronte.
Altro che ingresso trionfale, feste e libagioni, eco di orgiastici riti che si stessero consumando sin dalla notte dei tempi! Tromba di Caronte a parte, c’era un gran silenzio… Anzi una tristezza! Che la crisi economico-finanziaria fosse arrivata anche all’Inferno? Facile! Era legittimo supporre che i piani alti della premiata ditta dovevano aver tagliato i fondi, aderendo ai moderni principi della spending review. Cosa peraltro confermata dalla carenza di meccanizzazione. Una volta sbarcato nel settore “orientamento”, infatti, Stefano si trovò a far parte di una coda infinita. Qualcuno lo informò che lì  assegnavano numero di matricola, girone di destinazione e l’indispensabile badge per i tornelli e la mensa.
Per ingannare l’attesa cominciò a guardarsi intorno, riconoscendo personaggi famosi. Innanzitutto politici e preti, e poi dittatori, terroristi, militari, dirigenti di fabbriche assassine, serial killer, scafisti, banchieri…  La meraviglia di incontrarli fu interrotta solo da un simpatico diavolo ad un passo dalla pensione che, notando la sua aria spaesata, lo tranquillizzò dicendogli che ci sarebbe stato parecchio da aspettare.
Ma Stefano in vita era sempre stato molto curioso. Arpionò al volo un demonio dall’aspetto segaligno che cazzeggiava nei paraggi e, seduta stante, lo corruppe. Gli avrebbe ceduto per l’eternità il dolce distribuito a mensa, se gli avesse fatto fare un giretto, così, tanto per capire dove diavolo –  si corresse -, dove cavolo, fosse capitato. Nello spirito italico più becero (mica era lì per nulla), quello accettò.
A quel punto, successe l’imponderabile. Non fu necessario, infatti, andare oltre la prima caverna, perché lì fu tutto un salutarsi e abbracciarsi, con tanto di pacche sulle spalle! “Toh, ci sei pure tu! Ma dai, anche tu all’inferno? E come è successo? Ah! Tradivi abitualmente tua moglie? Ma se lo sapevano tutti! Ehi! Giovanni! Amico mio, che ci fai qui? Cosa? Quando lavoravi agli appalti del comune prendevi mazzette? E chi non lo faceva? Punizione eccessiva amico mio, eccessiva… E il sindaco, gli assessori? Oh, ci sono anche loro. Guarda! L’avvocato, il commercialista… Addirittura l’ingegnere! Ah, l’alluvione, il ponte crollato, le vittime? Ma non era stato assolto? Shhh! Qualcuno deve aver cantato… vatti a fidare degli amici…”
L’atmosfera ora era cambiata. Già pregustava la bolgia che avrebbe organizzato con amici e conoscenti, quando accadde l’impossibile nell’incredibile ovvero un vero e proprio miracolo. Che detta così, era già un’eresia. Lo stupore durò giusto un attimo: era lei! Proprio lei, la donna che aveva amato follemente e che dopo averlo spogliato non solo di ogni sentimento, s’era dileguata senza una spiegazione.
Notò quanto non fosse cambiata. Caspita è bella come me la ricordavo – pensò -, anzi bellissima. Leggiadra, l’aria un po’ altezzosa, i soliti riccioli neri che scendevano ribelli sulle spalle…
Era già in brodo di giuggiole quando sentì più voci che lo chiamavano. Erano quelli incontrati prima, che lo circondavano e concitatamente gli chiedevano: “Ma tu? Tu che ci fai qui?”
“Ho perso la fede in Dio”. – ammise, distraendosi con riluttanza da lei.
Un canzonatorio e corale “ehhh e chi non l’ha persa?”, si levò nella tetra caverna.
“Ma non solo…” – aggiunse Stefano alquanto contrito – “Amore cronico autolesionistico!”
“Wow! È una specie di suicidio?” – gli chiesero.
“Macché. A quanto pare ho amato troppo una donna… che ora è qui con voi!” – comunicò serio Stefano, indicandola.
“E quale sarebbe il peccato?” – gli chiesero increduli, sempre in coro.
“Egoismo. Ho penalizzato chi invece il mio amore l’avrebbe meritato!” – concluse lui.
“Stefano!” – gesticolando per mettergli fretta, il corrotto diavolo gli lanciò un raggelante monito.
“Scusate. Devo andare.” – si affrettò, stringendo mani e ricambiando sorrisi di circostanza.
Stava per avviarsi quando lei gli balzò addosso, abbracciandolo forte. “Cosa? Cosa? Non capisco…” – sussurrò Stefano.
“Amore, ti prego, diglielo tu che io qui non ci voglio stare. Fa troppo caldo e i diavoli mi trattano male.” – lo implorò lei con il solito ammaliante tono di voce.
“Come credi che possa riuscirci?”
“Amore-mio-vita-mia-tu-sei-meraviglioso! – disse d’un fiato lei, concludendo: “Hai sempre fatto qualsiasi cosa per me.”
Ma proprio mentre lui s’andava sciogliendo come burro in padella rovente, il diavolo lo strappò all’abbraccio, trascinandolo di peso al suo posto.
Prostrato dall’umiliante e definitiva sconfitta, Stefano non reagì e si accodò, chinando il capo.
Un signore che aveva osservato la scena, gli toccò la spalla e gli disse: “Non te la prendere… Non c’era più nulla da fare. L’ultima cosa che avresti voluto darle, non ti appartiene più.”
 “Ovvero?” – chiese Stefano, sorpreso.
 “La tua anima.” – rispose l’uomo.

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Questo racconto è stato ispirato da una chiacchierata con la mia amica LUCIA. Grazie di cuore, Cara Lucia. 🙂


129 risposte a "Un inferno d’amore"

    1. Ciao! Ti ringrazio molto per i tuoi apprezzamenti. Sì, lo ammetto… c’è qualcosa di me e lo hai brillantemente svelato! Grazie ancora. Ciao. Piero
      PS Ti chiedo scusa per l’incostante presenza di questi giorni, dovuta a problemi familiari.

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  1. Donne… Croce e delizia!
    I guai del nostro bel paese… Cro e e delizia!
    Quella compagna che ha fatto soffrire stefano.parahonata ad un diavolo…
    La frasw finale mi ha colpito… Voleva l’unica cosa che non ti appartienw piû… Wow!
    Bravissimooooo!

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    1. Ogni delizia prevede una croce, no? Se t’innamori ti esponi a ogni rischio… ahahah
      Grazie per l’apprezzamento sull’ultima frase… Povero Stefano, le avrebbe dato l’anima ma ormai quella era proprietà del diavolo… Succede. 🙂

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      1. Certo!senza la croce non si apprezza appieno della delizia! Quindi viva le croci!
        Sai che sono troppo contenta che la sua anima non ha piu potuto darla a quella tipa li… Che rimanga in mezzo alle fiamme!

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        1. Ma ci è finito pure lui, poveretto, in mezzo alle fiamme… e non è detto che bighellonando per i gironi, un giorno non la incontri ancora! 😀 😀 😀

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            1. Potrebbe essere che Stefano stia al gioco per togliersi qualche sassolino dalla scarpa? Una volta arrivato anche lui all’inferno, potrebbe diventare meno romantico e più pragmatico, magari incitato in tal senso o sottoposto a un regime di “formazione”. Un corso, per esempio, tenuto da altri dannati, su come evitare di farsi prendere in giro… e farlo a sua volta ahahah 😀 😀 😀

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              1. Ah si potrebbe eccome! Potrebbe seguire tutte le lezioni e superare l’esame col massimo dei voti… Sarebbe sicuro di essere cambiato e forte di aver imaparato tytto si potrebbe buttare… Ma l’esperienza sul campo è un’altra cosa… Nella pratica ti dimentichi la teoria… Chi nasce tondo non muore quadrato!

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                    1. Ma sai gli sviluppi della vicenda potrebbero essere diversi.
                      Per esempio, scontato un periodo di dannazione passare al livello successivo e lì incontrare una ragazza nelle stesse condizioni…
                      Insomma se ne potrebbe fare un romanzo… 🙂

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                    2. Ovviamente. Una nuova divina commedia? Già dato. La riscrivemmo al liceo sostituendo i personaggi con compagni di classe e professori. 😀

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                    3. Tra i lussuriosi ovviamente 😀 Ero Paride in compagnia della leggiadra Elena. Ma nella seconda stesura divenni Paolo, insieme alla mia Francesca… Galeotto fu il libro… una discussione infinita su chi caspita lo avesse scritto quel libro…:D

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                    4. Sì ma su Lancillotto ci sono diverse versioni. Dal cavaliere tutto d’un pezzo che non volle mai approfittare a quello mascalzone che alla fine per “congiungersi” a Ginevra fece crollare Camelot… ahaha
                      Comunque nel tempo mi sono spostato nella quarta bolgia ovvero tra gli indovini… 😀 😀 😀
                      Ho sempre previsto tutto e mai fatto nulla per evitare.

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    1. Un amico è anche un acuto osservatore… 🙂 touché… sono due anime. Una quella che è molto amareggiata per determinate condizioni che il sistema ha voluto imporre alla nostra bellissima terra. Al sud più che in ogni altra parte d’Italia, è necessario arrangiarsi, come ben sai, e scendere anche a patti con il diavolo è una prassi consolidata.
      La seconda, quella di un romantico che a volte non si spiega la cattiveria altrui. Il diavolo che strappa Stefano è la metafora di un mondo che non ha tollerato che qualcosa di bello, di veramente bello, potesse accadere.
      Non sono l’unico… anche tu denudi intime filosofie che rimettono in discussione ogni cosa.
      Però, meno male che accada, no?

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      1. Ma si…c’è sempre molto di noi in ogni scritto quando viene fuori dal cuore…
        La condizione della nostra terra purtroppo la conosco bene…
        La seconda osservazione è un’altra condizione che ci accomuna…
        Ma c’è sempre da imparare qualcosa da ciò che scrivi… 😉

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        1. Se c’è una cosa a cui io non saprei rinunciare è la genuinità, la spontaneità, di un amico. Che è il tuo caso.
          Senza piaggerie di sorta, affermo che confrontarsi, condividere e perché no criticare, con quello spirito sereno e profondo che ci si ritrova, è cibo per l’anima.
          Che altri cercano, ahimé, al supermercato e talvolta rivendono in giro, come merce avariata.
          Ti ringrazio, ti abbraccio e ti ricordo i birrozzi… 😀

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          1. Come me, del resto… nei nostri dialoghi le critiche non sono mai tali, solo confronti tra idee anche diverse, come è giusto che sia. Sono contento di averti conosciuto… i birrozzi verranno senz’altro… 😉

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  2. La tua penna felice poteva appartenere qui solo ad una persona onesta e dai valori saldi che vede sciogliersi come neve al sole valori..ect
    Dire che mi piace è poco. Lessi anni fa “Groviglio di vipere” di Mauriac e “Lettere a Berlicche” che ti consiglio..
    L’ultimo ha apparentamento un pò con quanto hai scritto sul comportamento demoniaco.
    Amaro e seducente..come un caffè aromatico, questo tuo apporto, Piero.

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    1. Carissima Marzia, grazie per i tuoi suggerimenti letterari. In effetti non li conoscevo ma ora rimedierò grazie a te.
      I caffè che io preparo sono aromatici, è vero. Che siano seducenti, lo apprendo da te e ne sono felicissimo!
      Un grazie di cuore e un abbraccio infinito.
      Piero

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  3. Uelà Piero! Le prime tre righe sono un capolavoro: brillanti, necrologiche, carpenteriane ❤
    Il racconto è bello, e il trapassato Stefano un perfetto candidato all'inferno dell'anima vuota.
    Bacio
    Sid

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    1. All’Inferno ci sono creature sensuali, affascinanti, sexy e molto classy… quindi il tuo charme on the heels sarà solo e soltanto il culmine… tipo Salma Hayek in “Dal tramonto all’alba”… 😀

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  4. L’inferno e il paradiso sono dentro di noi. La nostra ansia, le nostre paure, l’incapacità di amare, il dolore si alternano a emozioni e a sentimenti di piacere, felicità , benessere; è così la vita, la relazione con l’altro.
    Bello il tuo racconto. Marisa

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    1. È esattamente ciò che dicevo poco fa in risposta ad un altro commento. Spesso ce lo portiamo dentro e altrettanto spesso riusciamo a sostituirlo con tutte le positive situazioni opposte.
      Grazie Marisa per la visita, il commento e l’apprezzamento. Ciao, Piero

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    1. Secondo la stragrande maggioranza dei post che leggo in giro, uomini così non ce ne sarebbero. Invece, come giustamente sottolinei tu, ce ne sono. Ce ne sono. Grazie per i complimenti. Buona giornata! Piero

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    1. Per quel che mi riguarda, per un inferno così, dalle parti di casa mia, con un’inevitabile atmosfera da tarallucci e vino, se non da riso patate e cozze, ci metterei la firma… 😀
      I sentimenti vanno, i sentimenti vengono. Legge non scritta ma in vigore. Ahimé. 😉

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        1. Caro Ysin, cosa ti fa pensare che non li troveremmo, ammesso che le porte di altre più confortevoli destinazioni siano a noi sbarrate?
          Chi altare serve, di altare vive, diceva la mia bisnonna.
          Noi del sud siamo sicuri di trovarli. E siamo anche già di casa all’inferno. Fidati. 😀

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            1. Ma poi, chi ti ha detto che saresti cooptato negli inferi? Magari quelli sanno che ti metteresti a concentricargli le idee e ti danno un viatico salvifico. 😀

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                    1. E poi fai un ritratto a Lucifero e, quello grato per avere finalmente la fedele rappresentazione del suo più intimo essere, ti nomina braccio destro…

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    2. Tutti pazzi per questo simpatico Inferno! Quanta gente che conosco mi dice che vuole andare all’ Inferno a far sesso sfrenato e non in Paradiso per paura di annoiarsi troppo!!! I politici e tuttti quelli elencati ci vanno di sicuro e così se fosse pure divertente se la cavano ancora! Triste la morale sentimentale del racconto, certo, per troppo amore si pecca di egoismo, ma io Paolo e Francesca non li avrei messi mai all’Inferno, tant’è vero che pure Dante si sentì male nel vederli. Caro Piero, dovrai metterti a fare lo scrittore visto la moltitudine di gente che ti legge. Un abbraccio, Giusy

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      1. Cara Giusy, se si tratta di inferni che hanno più il piglio di strutture della pubblica amministrazione, deve essere una passeggiata e probabilmente un divertimento. D’altro canto, siamo stati tutti “educati” a pensare all’Inferno come un luogo terrificante per poi scoprire che ce l’abbiamo già, intorno a noi, nelle periferie delle grandi città e in molti luoghi ad esempio del sud Italia.Quindi non credo che faccia più paura ma costituisca addirittura un’interessante prospettiva.
        A Paolo e Francesca rimprovero solo di rimuginare eternamente sulla causa, invece di fregarsene e di godersene pienamente l’effetto. Ma Dante così li volle, sospirosi e sofferenti.
        Così come sofferente è l’ingenuo Stefano che per quanto voglia dimostrare il coraggio di un leone, si scioglie come cioccolata al sole di fronte alla sua (opportunista) amata ed è pronto a commettere gli stessi errori di sempre.
        Grazie per l’incitamento Giusy carissima. Ci penserò. Un abbraccio, Piero

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        1. Quante riflessioni vengono fuoti da un racconto e questo è bello, l’Inferno nell’epoca di Dante era un LUOGO, al giorno d’oggi credo che bisogna intenderlo come uno STATO di coscienza interiore negativo, per cui il male compiuto si riversa a livello mentale e si percepisce il dolore compiuto agli altri e anche quello fatto a noi stessi, rimane comunque uno stato estramamente doloroso per l’anima. Ti faccio un esempio: penso coltello, sono il coltello, sono la ferita che quel coltello ha inferto, sono il dolore che esso ha provocato. All’opposto (il Paradiso), sono un fiore, sono il profumo di quel fiore, sono il fiore colto donato per amore….Tutto si gioca su come siamo vissuti in terra, alt, mi fermo, mi sono ricordata che sei un convinto reincarzionista…allora tutto quello che ho scritto decade. Meglio tornare a Paolo e Francesca, già e come facevano a consumare il loro amore in Libertà, in quell’epoca? Buona giornata Piero e come al solito salutami il mare…Giusy

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          1. Cara Giusy, parto dalla fine… A quei tempi era tutto molto più difficile ma l’amore può fare cose incredibili. Il punto è che Dante, perso dietro la gonnella di Beatrice, struggendosi d’amore, non volle farli andare oltre… ahah (spiegazione semplicistica ma divertente).
            Al di là delle mie convinzioni, è vero che essere negativi dentro significhi avere l’inferno nell’anima. Ma ti assicuro che ci sono posti nel mondo oltre che nel bellissimo sud dell’Italia, dove l’inferno lo vivi sulla pelle.
            I campi profughi ad esempio, a mio modesto parere, sono poco più di un girone infernale. E mi chiedo, oltre ogni considerazione politica, che male hanno fatto quei poveretti per vivere una condizione di quel genere?
            In altre parole, così come ce li abbiamo dentro, noi umani siamo molto bravi a costruirli anche fuori, gli inferni.
            Il mare ti aspetta. Così ha risposto ai saluti che ho portato da parte tua…
            Un abbraccio. Buona giornata. Piero

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  5. Mi è piaciuto molto, ma viste le premesse, credevo fosse una specie di contrappasso, che il malcapitato fosse stato in vita uno che aveva utilizzato le vie traverse della burocrazia per qualche suo fine poco pulito e si fosse ritrovato in un inferno tutto fatto di attese, moduli, badge e spending review 🙂
    In realtà è proprio un povero diavolo, se mi perdoni l’espressione, io al massimo gli avrei dato qualche secolo di purgatorio perché imparasse a non “sprecarsi” con chi non lo meritava, e poi via, un calcio ben assestato e su dritto in paradiso. Ma beninteso, un paradiso come lo immagino io, che non è propriamente quello “canonico”. E speriamo di non subire una punizione troppo severa per questo 🙂

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    1. Be’ Stefano, tutto sommato, tradisce uno spirito da avventuriero, non ponendosi affatto il problema dell’inferno anzi immaginandoselo molto moderno e divertente.
      Sono d’accordo con te! Nessuno, credo, potrà mai essere punito per aver troppo amato.
      Il paradosso è ovviamente tirato per i capelli, a fini tragicomici. Perché, a volte, la vita di questo è fatta.
      Grazie per le tue profonde osservazioni.
      Un abbraccio, Piero. 🙂

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      1. Beh, spero che alla fine si rivelerà non troppo distante da come l’aveva immaginato.
        Si capisce che mi piacciono gli avventurieri? Beh, solo a giusta distanza, in effetti, però, almeno un pizzico di spirito da avventuriero ci vuole 🙂

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        1. Ma io con quei due che stanno ancora a sottilizzare sul galeotto libro e chi lo scrisse non mi troverei a mio agio… sognatore sì, ma non nei secoli dei secoli… e che diavolo! Oops…

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  6. Racconto davvero brillante e divertente. Nella revisione, sii più generoso, ti prego: nel tuo simpatico inferno, lascia più spazio agli uomini politici 😉 Ottima la chiusa sulla relazione fra amore e dannazione dell’anima.

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    1. Grazie Silvia. Sei molto gentile.
      Promesso, lo farò.
      Mi sono concentrato sul nostro “eroe” e per non essere prolisso ho tralasciato i politici. I quali, sono stati, sono e saranno, in maggioranza. 😀
      Grazie, di cuore. Ciao, Piero

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  7. E io avrei ispirato cotanto racconto? Onoratissima Piero e grazie a te.
    Davvero strepitoso tra il serio e il faceto con chiusa ahime’ drammatica.
    Che’ quando hai perso l’anima…non resta piu’ nulla.
    Ancora grazie. Un abbraccio.
    P.s Allora è meglio puntare al Paradiso?

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