In…coscienza

Dimmi quante delle tue notti siano diventate così crudeli da non aver più fine e t’abbiano a poco a poco privato, come in un lento salasso, della speranza che l’irrespirabile deserto da cui eri circondato, si potesse tramutare miracolosamente in un impetuoso oceano di emozioni.

E poi dimmi quante volte l’angolo di una stanza sia stato il tuo più confortevole rifugio, laddove hai cercato di sorreggere il peso dell’orrore delle colpe, puntellando di sterile disperazione le tue implorazioni verso un dio qualunque: che ti salvasse almeno dal terrore della solitudine, se non dalla solitudine stessa!

Ma non t’accorgevi che i tuoi fantasmi, diligentemente travestiti da ricordi, ormai t’intimavano di piegarti e convalidare la proclamazione della tua sconfitta. D’altronde a quel punto sarebbe stato tutto più semplice: lasciarti andare e ruzzolare giù per quelle stesse scale che avevi faticosamente salito, rassegnandoti così a mimetizzarti tra tutte le amorfe esistenze che la tua vanagloria aveva saputo biasimare.

Davvero hai sempre saputo chi eri? E sei riuscito a capire chi eri diventato? Ti sei mai accorto di essere spesso stato l’occasionale protagonista del reality show della tua vita?

Come hai potuto, una volta di fronte all’irreparabile, far finta che ciò che ti stava riducendo sadicamente a brandelli, no, non potesse essere il tuo destino? Spero dunque tu abbia gradito lo spettacolo dei tuoi resti sanguinolenti, approntati per essere divorati dagli avvoltoi che avevano pazientemente atteso di sfamarsi di te!

Per quanto mi riguarda, ti ho assecondato, rimanendo sempre più soffocata, sempre più narcotizzata, sempre più nascosta mentre sistematicamente esaminavi ad uno ad uno i fotogrammi decolorati della tua vita, ormai virati a quel seppia marcio di rimpianti, per aver fatto o non aver fatto qualcosa. L’ammetto, ho riso di te, quando mi sono accorta che non ti sei più riconosciuto o ti sei visto sfocato, sullo sfondo di una realtà che luccicava di opportunità che non avresti potuto più cogliere.

E mi sono perfino sbellicata dalle risa quando hai risolto i tuoi dilemmi con un laconico “prima o poi tutto finisce… “, rassegnandoti finalmente a stipulare la resa, per poi giustificare la debolezza e la mancanza di voglia di combattere con l’ineluttabilità degli eventi.

Ma se tutte le luci di tutte le vite debbono prima o poi spegnersi, dimmi… com’è stato sprofondare nella notte più nera, quella che ti avvolge come un pesante sudario e ti trascina nella voragine del nulla, dove non c’è calore né avverti più respiri, suoni, profumi, immagini?

Tranquillo. Io sono generosa! Tanto generosa da farti un regalo.

Voglio che tu smetta di rincorrere i dubbi con la lena di un gregario, capace cioè di raggiungere solo quelli più deboli che – con tuo enorme stupore -, riescono ad essere anche più efficaci dei campioni, nel demolire ogni tua convinzione! È ora che io ti regali una notte che ti avvolga in un abbraccio amorevole di aria salmastra, di profumi esotici, di suoni ossessivi, di misteri affascinanti. Una notte in cui tu non debba trattenere il fiato ad ogni improvvisa irrequietezza né per ogni incontrollabile ansia, tantomeno per ciascuna delle tue irrefrenabili bramosie. Al contrario, una notte in cui potrai afferrare i tuoi ricordi, attirarli a te, accarezzarli, sfiorarli come sfioreresti le delicate ali di una farfalla. Una notte in cui tutto appaia di nuovo meraviglioso, proprio come era quando ancora non sapevi cosa fosse il dolore della finzione e della menzogna. Una notte in cui dallo scuro fondo del mare possano emergere solo volti veri e belli e occhi che scintillino coi raggi di luna, non più i tuoi mostri.

Certo non ti prometto una notte flessuosa e morbida come la sensualità semmai una notte di pace. Ti regalo infatti una notte in cui i tuoi pensieri non siano più le fitte trame di cesti di vimini, confezionati per essere colmati di congetture e teorie dalle logiche improbabili. Una notte in cui tu rimanga ad ignorare impassibile le strazianti urla proprio di tutte le persone che hai tentato mille volte – ad una ad una e inutilmente -, di affidare alle correnti marine che conducono al nulla del nero orizzonte. Sì, proprio allo stesso placido oblio che desiderasti, altrettanto inutilmente, per te stesso. Una notte in cui tu possa inspirare un’aria che scotti di emozioni e che riesca ad incendiare il tuo spirito e ustionare il tuo cuore, cauterizzando così ogni ferita.

Una notte in cui non potresti biasimare ciascuna di quelle stelle che vedi lassù, per essersi assunta l’improbo compito di voler scintillare per l’eternità ciascuno dei sogni che avresti voluto realizzare. Perché capiresti che ti basterebbe un attimo, un gesto, un sospiro, per cambiare la tua vita per sempre.

Ma se vuoi tutto questo dammi un segno della tua forza e della tua volontà, e rifuggi ogni debolezza nei confronti di tutti coloro che dicevano di volerti bene perché ti hanno abbandonato, lasciandoti da solo a soppesare gli infinitesimi di quel presunto bene, tramutandoli via via in sabbia desertica che disidrata e strema l’anima.

So che non hai paura delle tue turbolenti notti perché hai provato a fartele amiche. Ma sei anche perplesso, indeciso, sconcertato perché hai paura che domani non possa essere diverso da quelle notti.

Lo so, se si potesse ritornare a prima di questa notte! A prima di tutte queste notti. A prima di un’alba ormai stanca di rincorrere invano il buio che non vuole andar più via.

Alza lo sguardo, solleva il mento. Riprendi il tuo passo.

Ludovico Einaudi, Preludio-Nar-I Seher, Taranta Project 2015

48 risposte a "In…coscienza"

  1. Che bello ritrovare le tue parole e la tua musica mai scontata.
    Mi hai emozionata, perchè scrutarsi e permettersi un dialogo con il nostro io più profondo (o coscienza..) non è mai facile, ci vuole coraggio e voglia di ripartire.
    Grazie per essere tornato-<3

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  2. I rapporti con la nostra coscienza sono spesso complicati.
    A volte la compiacenza che diamo alle nostre azioni mal si coniuga con le conseguenze che esse hanno arrecato agli altri e a noi stessi.
    E solo nel momento del silenzio, quando solo il buio circonda i nostri occhi, capiamo di avere sbagliato, e a volte è troppo tardi per tornare indietro.

    Bentornato Piero.

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    1. Grazie Andrea! In effetti eri finito nello spam. Ma ho ripristinato. Le tue sono sagge parole di cui dovrebbero tenere conto in molti. Purtroppo non accade. Ti ringrazio. A presto! 🙂

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        1. Mi auguro di sì, forse con una costanza a singhiozzo ancora per qualche tempo… ma ce la dovrei fare! 🙂 A proposito vivissimi complimenti per i tuoi successi (pubblicazione del libro, follower etc etc)! 🙂

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  3. Ma che bello rileggerti!
    Mi pare con rinnovata forza nella prosa, nella espressione dei sentimenti, degli stati d’animo, carissimo Piero.
    E’ con gioia che ti auguro la più serena delle notti.
    Un abbraccio

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  4. Intanto sei di nuovo tra noi.
    Ed è bello leggerti di nuovo.
    Il resto si aggiusterà poco a poco.

    Passano i treni, i destini, le paure, passerà anche il tuo tormento.
    Tu stringi i sogni di quegli altri a venire e prima o poi si avverreranno.

    Cordialmente.

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    1. Grazie infinite della visita e del bellissimo commento. Non è un post autobiografico, non relativo a questo momento almeno. Ma va bene lo stesso, perché la speranza in ognuno di noi sia sempre viva! Saluti cordialissimi! 🙂

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